fonte http://torino.repubblica.it/
di SARA STRIPPOLI
Negli ultimi anni, gli affezionati pazienti del Valdese, piccolo gioiello della sanità torinese gestita dalla Ciov, (la Commissione istituti ospedali valdesi) fino al tempo del passaggio alla Regione, si sono abituati a vedere lentamente scomparire quel modello sanitario così tanto gradito. Adesso però, le esigenze di contenimento dei costi chiesto alle aziende sanitarie da Roberto Cota e dall´assessore Caterina Ferrero lo vedono destinato a ridursi ad un piccolo presidio di quartiere: esami diagnostici, ambulatori e piccoli interventi. Il nuovo piano di rientro che la dirigenza della To1 consegnerà domani in Regione, un piano di contenimento che costringe l´azienda (non certo la più indebitata) a recuperare 36 milioni, trasforma l´ospedale di San Salvario in quello che la moderna sanità chiama week surgery, o week hospital, se si preferisce. In sostanza, un ospedale dove si eseguono soltanto piccoli interventi, che consentono un ricovero massimo di cinque giorni. Si entra il lunedì, si esce il venerdì. E se il paziente per caso dovesse avere qualche complicazione bisognerà trasferirlo altrove per il fine settimana, molto probabilmente al Martini di via Tofane. La degenza oncologica sarà tutta al Martini, il day hopital oncologico rimane al Valdese. Stesso schema per la medicina generale: i letti di degenza saranno tutti al Martini. Anche la cardiologia riabilitativa resta in via San Pio V solo per la parte di day hospital. Il secondo piano dell´ospedale, quello destinato all´area medica, dovrebbe essere chiuso e i medici saranno costretti a saltellare fra il centro e il quartiere San Paolo per visitare i pazienti.
Nei giorni scorsi ci sono state le riunioni fra la dirigenza e i rappresentanti sindacali di medici e infermieri e operatori sanitari e per tutti è stata una doccia fredda, per molti la morte annunciata del Valdese e l´inizio di un periodo di grande fibrillazione al Martini. Prima dell´incontro i sindacati della To1 avevano peraltro dichiarato lo stato di agitazione. Spiega Vincenzo Dileo, responsabile sanità provinciale della Cgil: «Siamo molto preoccupati e abbiamo chiesto che l´azienda ne parlasse con i sindacati prima di presentare il piano in Regione. Se l´obiettivo è davvero quello di non rinnovare i contratti agli infermieri interinali che sono in scadenza a fine giugno, sarà un vero caos. In particolare la nostra preoccupazione maggiore è per l´attività del pronto soccorso del Martini, dove il 50 per cento degli infermieri sono interinali. La situazione attuale è già ad un passo dal tracollo, se si aggrava il prezzo maggiore lo pagheranno i pazienti». Antonio Pilla è il responsabile sindacale aziendale della Uil e ha partecipato alle trattative: «L´incontro di venerdì è stato difficile, poche informazioni e con l´assenza della direttrice sanitaria Maria Pia Chianale. Con la riduzione dell´attività al Valdese dovrebbe esserci un recupero di infermieri e operatori sanitari da mandare altrove e non si rinnovano più i contratti interinali, in una percentuale che ci hanno comunicato dovrebbe essere del 20 per cento. Su 120 lavoratori con contratto interinale, oltre venti posti in meno». Inoltre, aggiunge il rappresentante sindacale della Uil «si ipotizza l´accorpamento delle due direzioni sanitarie del Valdese e del Martini e la riduzione dei dipartimenti che non abbiano almeno cinque strutture complesse al loro interno». La riduzione del Valdese a week surgery era già contenuta nell´atto aziendale di fine 2008, chiarisce Pilla «ma finora non era mai stata realizzata».
Nulla al momento si sa di cosa accadrà all´ospedale Oftalmico (anche lui nel pacchetto della To1), dove a pochi giorni dalle elezioni si era svolta un´affollata riunione organizzata dal comitato di difesa dell´ospedale a cui avevano partecipato molti politici del centrodestra, fra i quali Claudio Zanon e la stessa Caterina Ferrero. In quell´occasione, l´oncologo consulente di Cota aveva promesso che i piccoli ospedali in centro dovevano essere ritenuti un patrimonio. A pagare il prezzo del rientro sarà dunque soprattutto il Valdese, mentre il «più protetto» Oftalmico riuscirà a passare indenne attraverso la scure del contenimento economico?
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